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Gay & Bisex

La mia prima volta


di Giocherellone2019
21.03.2022    |    945    |    13 9.5
"Mi rannicchiai senza voltarmi, lo sentii muoversi verso di me, si sedette sul fianco del letto, allungò una mano e mi fece una dolcissima carezza: “non..."
Era già da qualche tempo che avevo capito la mia indole, una femmina calda, focosa, diciamolo pure, puttanella, in un corpo di maschio.
Con i primi ormoni, avevo già cominciato a masturbarmi ma, da subito, avevo scoperto il mio lato B. E’ vero che avevo degli orgasmi masturbandomi (ancora non eiaculavo), ma il piacere più intenso era senz’altro quelli della penetrazione. Fu così che, parallelamente alla mia naturale evoluzione “maschile”, sviluppassi una prepotente evoluzione femminile. La voglia di scoprire il proprio corpo, le sensazioni che donava, anche nella maniera più impensabile mi hanno spinto a considerarmi un oggetto di piacere. Godevo di me, godevo nel guardarmi, godevo nel masturbarmi sia il cazzo che analmente. Godevo. Seppur giovanissimo/a mi sentivo già una porca incredibile. Approfittavo di ogni momento libero per esplorare la casa, ogni oggetto poteva essere interessante per il mio culo che cominciava a desiderare di essere preso almeno quotidianamente, se non più volte al giorno. Ortaggi, tubetti di dentifricio, dita, palline, ogni cosa era buona per provare una nuova penetrazione. Godevo come un matto, il culo pieno con me che mi masturbavo il cazzetto era il mio nirvana. Fu un periodo carico di erotismo, mi facevo godere anche per ore di seguito, chiuso in bagno, col culo pieno e la mano impegnata.
Ma la vera sorpresa arrivò circa un paio d’anni dopo, oramai avevo capito che il mio culo mi regalava emozioni più intense del mio cazzetto. Vagando in camera dei miei sono stato attratto dalla morbosa curiosità dei vestiti di mia madre…. Ho atteso di essere solo a casa e quindi ho cominciato a rovistare nei cassetti, negli armadi e nelle scarpiere. Ero travolto da un delirio, il cuore mi batteva forte, avevo davanti a me un intero guardaroba femminile…da dove cominciare?
Ho respirato a fondo, mi sono spogliato e….ho cominciato a rivestirmi: mutandine in pizzo, collant, e sopra un abitino color prugna scollato. I pochi peli del mio corpo erano abilmente nascosti. Ero bellissima. Sono andata in bagno, vestita da donna, mi sono abbassata i collant e mi sono masturbata….. Si, ero una femmina in calore.
E’ da allora che il mio processo di travestimento non ha più avuto fine. Prima timidamente, poi sempre più insistentemente, mi travestivo e diventavo Paola, la donna in calore che avevo sempre voluto essere. Piano piano, rubando qualcosa qua e là ed acquistando nei grandi magazzini (allora esisteva ancora la Standa), mi feci un vero e proprio guardaroba che custodivo gelosamente in soffitta, nascosto in un baule dove mai nessuno avrebbe messo naso. Passai così il mio primo inverno metà maschile e, pomeriggio al femminile. Con la scusa di fare i compiti mi rifugiavo di sopra emi trasformavo in femmina, ricordo le ore a penetrarmi con oggetti anche auto costruiti, tentando di allargare il mio buco sempre di più (ho sempre amato le grosse penetrazioni). Ricordo i primi orgasmi eiaculatori solo con la penetrazione, ricordo il delirio erotico in cui mi perdevo, tra il mio sperma ed il mio culo che ne voleva sempre di più…..
Ma finì anche l’inverno, arrivò la primavera, avevo voglia di un uomo, di un maschio che mi facesse sua. Il terrore era troppo, mi paralizzava. A chi avrei potuto confessare di essere una donna in calore in un corpo di maschio? Chi avrebbe capito? Tutti gli amici appartenevano alla categoria dei “macho man”, additando per finocchi tutti coloro potevano far pensare ad interessi diversi. Lasciai stare. Ma l’estate che stava per arrivare sarebbe stato per me il momento più emozionante e trasgressivo della mia adolescenza.
Come ogni Luglio, i miei genitori prenotavano un mese una casa in meridione e, come ogni anno , ci movevamo in due famiglie. La mia, composta oltre che dai miei anche da mia sorella (che diventerà poi la mia “pusher” di abbigliamento) ed amici di famiglia, lui, lei ed un figlio di un paio d’anni più giovane di me.
Il clima torrido del meridione mi eccitava ancora di più, le giornate lunghissime, il sole che filtrava attraverso le tapparelle nelle stanze, tutto era favorevole a farmi fare ancora più la femmina….
Avevo portato con me giusto quattro capi, minuziosamente nascosti nella borsa della pesca, introvabili per chiunque. Il rituale era questo, sveglia al mattino, spiaggia e bagni rientro, pranzo, pennichella e di nuovo in spiaggia. Era quello il momento in cui io, adducendo come scusa quella di voler riposarmi di più, rimanevo, facendo finta di dormire solo in casa. Approfittavo del fatto che tutti uscissero per trasformarmi in Paola. Curavo il mio corpo depilando con la lametta quei quattro peli che avevo, per fortuna la barba stentava a farsi dirompente per cui, riuscivo veramente ad essere carina. E fu così che un pomeriggio, verso le 16.00, come quasi ogni giorno, mi trasformai in Paola. In realtà indossai solo un paio di mutandine ed un abitino leggero, le temperature non permettevano altro. Mi stesi sul letto, e cominciai a palparmi i capezzoli, stringendoli e tirandoli verso fuori, mi accarezzavo, sentivo la voglia salire, il mio cazzo diventava duro ma, soprattutto, il mio buchetto richiamava la mia attenzione. Inumidii le dita con la crema per le mani di mia madre, e cominciai a roteare attorno al mio buco, infilai prima uno, poi due dita della mano destra dopo aver scostato l’elastico delle mutandine. Con la sinistra tirai fuori il cazzo per impugnarlo e quindi masturbarmi, come sovente facevo, sia davanti che dietro. In quei momenti perdevo la testa, il mio piacere mi avvolgeva, le dita spingevano ed esploravano il mio culo e la mano davanti si muoveva accarezzandomi. Ero in un delirio di eccitazione…..e fu li che sentii: “sei bellissima”. Penso che mi si fermò il cuore. Estrassi violentemente le dita da culo voltandomi di spalle alla porta, nella speranza di aver sognato, ma non era così: “sei bellissima, non vergognarti”; era il nostro amico di famiglia. Avrei voluto sprofondare dalla vergogna, ero vestito da donna, mentre mi masturbavo e scopavo il culo con un adulto che mi stava guardando. No, non ce l’avrei fatta.
Mi rannicchiai senza voltarmi, lo sentii muoversi verso di me, si sedette sul fianco del letto, allungò una mano e mi fece una dolcissima carezza: “non vergognarti, sei bella così, stai molto meglio in versione femminile che da ragazzo lo sai?” Non avevo nemmeno il coraggio di rispondere… avrei voluto solamente scappare, ma, quelle carezze, prolungate, la sua voce da adulto rassicurante, piano piano mi fecero dimenticare la vergogna. “Scusami Ivo (nome di fantasia), mi spiace, ti prego, non lo dire ai miei, non capirebbero…” Ivo mi rassicurò ancora una volta: “e perché dovrei dirlo, se tu ti senti a tuo agio nell’essere femmina, vuol dire che dentro di te lo sei, giusto?” Evidentemente sapeva dove andare a “colpire”, pian pianino mi voltai verso di lui e, forse per ringraziarlo della sua promessa di silenzio, mi alzai e lo abbracciai. Le sue braccia mi cinsero le spalle, mi accarezzarono la nuca da dietro, tant’è che mi venne spontaneo alzare il viso e guardarlo. Fu un attimo, spinsi la testa verso la sua, dischiusi le labbra e cominciai la prima limonata con un uomo vero. Impazzivo, i sentimenti di vergogna, eccitazione, incredulità e paura si rincorrevano, ma non mi permisero di terminare quel lunghissimo bacio. Mi baciò a lungo, o lo baciai a lungo, sentivo i peli della sua barba sulle mie labbra, il sapore di tabacco nella sua bocca, insomma, dopo anni, ero tra le braccia di un uomo vero….
Ero ancora giovanissimo, ma la mia indole era chiara. Dopo qualche minuto su staccò e, ancora una volta accarezzandomi il volto mi chiese: “sei mai stato con un uomo? Magari un tuo coetaneo?” No, risposi, alla mia età le possibilità sono nulle, avevo solo sognato di farlo gli dissi. “Ma vedo che ti penetri con le dita, hai quindi già scoperto che ti piace?” Si, risposi, la penetrazione mi provoca orgasmi anali molto intensi e, se associata alla masturbazione, allora mi dilania dal piacere…. Riprese a baciarmi e, mentre lo faceva, mi distese accompagnandomi nel letto, si accomodò di fianco a me, sempre lingua in bocca e cominciò ad accarezzarmi tutto, mai indugiando nella mia intimità, girandoci attorno, come solo un amante esperto sa fare. E’ li che mi chiese: “vuoi provare a fare l’amore?” Non sapevo cosa rispondere, il desiderio era tantissimo ma non l’avevo mai fatto, avevo sognato di farlo, ma con coetanei, non certo con uno che poteva avere l’età di mio padre… Risposi con un “non saprei” interlocutorio, ma si capiva benissimo che il mio era un si incondizionato. “Rilassati” mi disse vedrai che ora potrai sentirti una vera femminuccia. Mi spogliò lentamente, rimasi solo con le mutandine che davanti erano talmente bagnato che sembrava mi fossi fatto la pipi addosso… mi baciò ancora, si abbassò a leccare i miei capezzolo, gesto che mi fece letteralmente sbarellare; si, ora lo volevo davvero, volevo essere sverginata sul serio, volevo fare l’amore con un uomo. Fu dolcissimo, scese ancora, trascurando il mio cazzo che era durissimo, mi fece voltare lentamente sul lato sinistro, si abbassò ancora, scostò l’elastico delle mutandine e mi leccò il buchetto sapientemente. Ecco, per me era già sufficiente, avevo un mio amante che mi stava leccando il buco mentre con le mani mi accarezzava addome e gambe….. Si sollevo, mi sfilo gli slip e mi chiese della crema. Gli indicai dove trovarla, tornò dopo una manciata di secondo, si stese dietro di me, mi alzò la gamba destra mentre aveva fatto passare l’altro braccio sotto il mio corpo… avevo il cuore che batteva a mille, ero tra le braccia di un uomo che stava per scoparmi….follia. Mi disse: “come vuoi che ti chiami?” Paola risposi, io sono Paola dentro di me. “Bene Paola, ora rilassati, se senti dolore dimmelo che mi fermo, voglio che per te sia un giorno speciale”. Lasciò la mia gamba che tenni su io da solo, impegnò il cazzo incremato e mi appoggiò la cappella sul buco. Credevo di impazzire, cominciai a roteare il bacino per assecondare l’entrata in maniera lenta e costante. “Brava Paola, si vede che hai voglia, ora spingo un po’…..” E fu così che per la prima volta una cappella, vera, era dentro di me. Ci volle qualche minuto, non senza qualche dolorino, ma riuscì ad infilarmi. Mi baciò il collo, mi strinse con entrambi le mani e cominciò a muoversi; dentro e fuori, lentamente, molto lentamente. Pazzesco, stavo facendo l’amore, Paola era scopata, veramente. Fu bravissimo e dolcissimo e dopo qualche minuto mi disse: “Paola, se vuoi toccati, sei molto bella e sensuale, non credo di resistere a lungo”. Così impugnai il mio cazzetto e me lo menai…..”Paola, senti quanta voglia ho di te? Lo senti che sto per venire? Paola, Paola, vengo tesoro, ti sto riempiendo il culo, sto venendo dentro di te tesoro, ah, che bello, non smetto di sborrare Paola…. Quelle parole furono il colpo di grazie, il calore dello sperma nel culo unito alla masturbazione fecero partire un doppio orgasmo che mi scosse tutta, soffocai un grido mentre la mano si impiastricciava di sperma. Ero diventata una donna. Rimanemmo attaccati ancora qualche minuto, in silenzio. “Ivo, sei stato fantastico gli dissi”; “Paola, anche ti sei stata una piacevolissima sorpresa; conserveremo il nostro segreto vero?” Ci puoi contare gli risposi…. E in quel momento quella complicità su un segreto così grande per entrambi mi fece sussultare il cuore, Lo guardai torcendo il collo, era bellissimo, era il mio uomo……
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